mercoledì 28 dicembre 2011

I

L'appuntamento di quella sera non era andato un gran che bene. Non era certo stata colpa del cliente, un manager di mezza età un pò robusto ma ben curato e profumato. Il luogo dell'incontro, poi, aveva persino influito positivamente: una suite in uno dei più lussuosi hotel della città, la tappezzeria beige si abbinava alla perfezione coi  mobili scuri e bassi, secondo la moda minimal del momento. Il vecchio si era persino azzardato ad offrirmi un whisky, forse per ammorbidire gli animi e, soprattutto, le inibizioni. Quello che più mi aveva fatto incazzare era che gli diedi il culo: non c'era cosa peggiore per farmi sentire una merda nei giorni successivi.

Poi c'era quella storia, il caso affibbiatomi da Rosco. Una ragazza minorenne aveva denunciato il padre per certe violenze, qualcosa del genere setta segreta. Non so perchè, ma quella ragazzina non mi convinceva del tutto. Pallida e con i capelli scuri, mi ricordava quelle protagoniste di certi film horror americani. Per non parlare degli occhi: pareva indemoniata.

Mentre rincasavo dopo l'appuntamento col manager mi sentivo ancora quegli occhi addosso. Non mi abbandonarono dal portone all'ascensore e su, fino alla porta di casa. Solo il post-it sulla porta mi distolse un pò dai miei pensieri. Era di Rosco: "Chiamami", diceva.

Cazzo, ero stravolto, l'avrei chiamato l'indomani. Del resto, non facevo parte di nessun corpo di polizia, non ero tenuto ad essere disponibile a qualsiasi ora del giorno. Maledizione a me, come al solito mi ero lasciato convincere ad occuparmi di un nuovo caso! Tanto, alla fine, Rosco si sarebbe preso tutto il merito, come sempre.

Rosco era convinto che avessi una sorta di empatia col mondo criminale, diceva che io riuscivo ad entrare nella mente dei disturbati, come li chiamava lui. Riusciva sempre a tirarmi dentro e non solo perchè tra noi c'era un patto non scritto che mi garantiva una sorta di immunità per la mia 'professione'.

Questo caso, comunque, non mi piaceva per nulla, ma far uscire allo scoperto chi reggeva le fila di un gioco sporco mi intrigava più che una bella scopata, o quasi, e Rosco lo sapeva. Curioso come un donna, diceva. Se non fosse per le circostanze sarebbe il marito ideale, ma questo è un pò il vizio di noi gay: cercare di sistemarci con un uomo etero che ci tratta da donna, compreso il mantenimento.

Entrai in casa e chiusi la porta a chiave. Nash mi corse in contro e mi saltò addosso come solo un Jack Russell riesce a fare. Nash era l'unica terapia contro la monotonia della vita quotidiana: col suo accontentarsi di poco e fregarsene di tutto mi aveva conquistato già da qualche anno, lui era il mio vero, unico, compagno. Per ora.

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